on the road

Questa mattina ho fatto la prima lezione di swahili. Ero impacciatissima. Sentivo il cervello che si impegnava come un matto per ricordare quanto mi veniva detto e ripetuto. E’ tutto così diverso e senza (apparenti) collegamenti con niente di conosciuto.

Come ti chiami si dice: unaitwa nani? e nani è “come”. Nessuna assonanza. Il cervello è un foglio bianco senza riferimenti.

Immagino che debba essere così anche per il buthanese ed il cinese…

Il maestro (mwalimu) è un ragazzo giovane e sorridente, Josphat, e si basa per le lezioni sul libro di prima elementare dei bambini keniani.

All’andata in bicicletta ho pedalato decisa perché non avevo idea di quanto tempo ci avrei messo. Sono arrivata in anticipo e di fronte alla scuola che si affaccia sulla strada principale di Timboni c’erano dei vitelli che ogni tanto decidevano di attraversare la strada, per poi decidere di tornare sui loro passi. Gli automobilisti sembravano considerare del tutto normale la cosa.

Al ritorno invece me la sono presa comoda. Lungo il percorso mi sono vista all’improvviso un gregge di capre che si sparpagliava trotterellando nella mia direzione.
Le pance di quelle incinte sono delle botti schiacciate orizzontali, sembra che abbiano inghiottito un tavolino.

Sono bellissime

la bicicletta giorno 2°

In questi giorni dormo con grandissimo piacere per moltissime ore. Dormo la mattina, faccio “cinque minuti” dopopranzo.
Ma stamattina mi sentivo sveglissima, alle sei ho pensato: perché no?
E così ho inforcato la bicicletta e sono andata.
Ho avuto la sensazione che fosse pesante, ma pensavo che fosse il rapporto e il terreno accidentato.
Dopo una decina di minuti ho raggiunto la strada asfaltata e ho dato una controllata alle gomme: quella dietro è bucata.
Ma porca miseria. Proprio il giorno in cui volevo fare l’efficiente!
E così sono tornata sui miei passi trascinandomi a mano la bicicletta.
E nel ritorno ho incrociato una donna, molto giovane, e tre bambine che portavano dei contenitori di plastica vuoti per l’acqua. Li avrebbero avuti pieni in bilico sulla testa di lì a poco.
E un’altra con un gran carico di legna sulla testa.
E non posso fare a meno di sentire un attorcigliamento nella pancia.
Gli uomini incontrati erano in bici, in moto o a piedi.
Faccio un po’ fatica e non riesco a liberarmi dal mio personale punto di vista.
Mannaggia

Il giardino del Lonno Lodge è pieno di fiori bellissimi

samosa

La cuoca che al Lonno Lodge si occupa della pasticceria e panificazione è bravissima. Oggi mi ha offerto lezioni di grissini e di samosa. I samosa mi piacciono tantissimo. Ho fatto qualche foto per ricordarmi come farli. Ho avuto un sacco di maestri in questi anni, ma non mi sono mai sentita in grado di provarci.

Comunque, lei è partita con 300 gr di farina e un po’ d’acqua per realizzare un impasto elastico e morbido.

 

 

 

 

 

 

 

Poi lo ha diviso in pallotte.
Ha tirato un po’ le pallotte col mattarello

 

 

 

 

 

 

Ha spennellato dell’olio e sparso un pizzico di farina e poi ne ha messe 4 una sull’altra divise da olio, farina, olio, tranne l’ultima ovviamente.

 

 

 

 

 

 

Ha poi tirato una sfogliona da 40-50 cm e l’ha messa sopra una piastra (lei ha usato una teglia da forno capovolta, mettendola sul fuoco).

 

 

 

 

 

 

L’intenzione non è cuocere ma asciugare. quando la sfogliona si è asciugata, è stato estremamente facile staccare i quattro fogli che la componevano.

 

 

 

 

 

 

Le ho chiesto come mai non si appiccicassero, mi ha spiegato che una volta asciutti si possono anche stropicciare senza che si rovinino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha poi tagliato dei rettangoli da circa 5 cm per 20 e ha piegato un lato corto su un lato lungo, così

 

 

 

 

 

 

 

 

E poi il lato lungo sul triangolo che si è formato
Ha incollato le parti con una pastella di farina e acqua

 

 

 

 

 

 

Li ha farciti di feta e pomodoro e li ha chiusi incollandoli ancora con la pastella.

 

 

 

 

 

 

E poi devono essere fritti in olio bollente

 

 

 

 

 

 

 

Ho chiesto a Silvia di poterne mangiare 5 pezzi oggi a mezzogiorno, ma forse avrei dovuto chiederne 25….

il fagiolo magico?

E’ apparso all’improvviso.

La terra da queste parti è ricca e fertile. Da un giorno con l’altro rametti insignificanti diventano alberi di qualche metro. E poi in questo periodo ogni giorno o quasi fa uno scrollino e tutto intorno è verde, gigantesco, luminoso.

Nel mio percorso da scalza cerco di evitare la pavimentazione di Aldo che mi fa saltellare e dire ahi ahi e scelgo i percorsi con la sabbia. Aldo si è fatto venire dei piedi africani, cammina su frantumi di corallo con passo morbido e sicuro. Io lo seguo stortignaccola e ballonzolante chiedendomi come accidenti riesca a non farsi male.

Ma in uno dei miei personali percorsi mi sono imbattuta in un fagiolino. Arrampicato su uno stelo porcellanoso e fragile, il fagiolino aperto con le prime foglioline che spuntano.

L’ho segnalato ad Aldo e poiché era buio abbiamo fatto un disegno sulla sabbia con scritto DON’T KILL per il rastrellatore che puntualmente tutte le mattine rastrella la sabbia.

Stamattina appena affacciata ho chiesto notizie del fagiolino. Aldo mi ha comunicato che era sopravvissuto al rastrellatore che non aveva assolutamente badato ai nostri segnali.

Ecco il fagiolino.

 

Questa sera l’ho trapiantato vicino ad un sostegno.

Sono curiosissima di scoprire che tipo di fagiolo è….

una bicicletta

Sono una gran fifona. Ma certe volte la fifa mi possiede prima di affrontare ciò che mi fa fifa. Mi tormento per tutto il tempo che precede il momento che genera la fifa. E poi quando arriva il momento (certe volte) la fifa mi passa e sopraggiunge invece una irresistibile curiosità. E dimentico completamente la fifa. La ignoro senza sforzo.

Così mi sono detta: prenderò una bicicletta quando sarò a Watamu. E dopo aver preso questa decisione con me stessa sono stata assalita dalla fifa. Ho cominciato a pensare: guidano come pazzi, il terreno è accidentato, l’asfalto molto più in alto del bordo strada, se devo saltar giù di corsa cado… e chissà cos’altro. Ma me lo ero ripromesso e così Silvia l’insostituibile mi ha accompagnata da Lucy, cicciottella sorridente. Grazie a Silvia il noleggio costa 300 scellini al giorno. Un euro oggi vale 122 scellini (creo di aver capito)

E così adesso viaggio in bicicletta, non ho fifa durante il viaggio, il traffico è scarsissimo, nessuno mi ha importunata lungo il tragitto. Ma soprattutto sento gli odori.

Andare così lenti e senza la protezione di un’automobile consente di sentire tutti gli odori. L’odore costante e predominante è un profumo di fiori e di aria calda. E poi arrivano zaffate di marcescenze, di tubo di scarico (ma cosa bruciano i motori delle macchine da queste parti?), aromi di fritto, di cibo e poi allontanandosi dal villaggio di nuovo la fragranza tiepida di fiori.

Ho viaggiato senza la protezione della crema, a testa scoperta. Devo attrezzarmi meglio per le mie gite. Ma si va….

la bicicletta